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"Le danzatrici ricamano il proprio pieno fra i vuoti delle altre, in cesellate finiture che riconducono al loro esistere dentro e fuori la scena come esseri umani. Negli occhi della Lolli vediamo brillare una luce di guida gentile, ma anche quasi di compagna e madre per la crew." Lelio Naccari Cortile Teatro Festival

"Una rappresentazione che rifugge la deriva monolitica e cristallizzata della visione, mai completamente disillusa, ma costantemente tesa a diventare qualcos’altro, qualcun altro, in un rapido gioco di specchi che riflette quello che ci ha precedute. Eufemia, seppur con le sue insicurezze, individua un territorio performativo e una testualità alternativa da cui ripartire ad auto-narrarsi, decostruendo ciò che ci ingabbia: il teatro, la danza, i corpi in relazione e in continua discussione con la Parola ereditata.” Ivana Damiano Teatro Sociale Gualtieri

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"Entra dalla porta principale una femminilità tutta da scoprire ed eventualmente da perfezionare al cospetto delle cose e degli occhi, della mente che intendono connotarle. La realtà è tridimensionale, è in una parola ineffabile.

Eufemia dice, Eufemia subisce le parole, Eufemia è."

Giusi Arimatea Cortile Teatro Festival

"Non vi è una storia sola in quella macchina da scrivere, e tra quei giochi con un calzino Adidas, ma tantissime. E tantissime altre sono quelle che si creano dopo il confronto con lo spettatore che vi ricerca la propria storia. Ognuno di noi trova la sua Eufemia nello spettacolo, o in Eufemia ritrova direttamente se stesso."

Emanuela Giorgianni​ Cortile Teatro Festival

“La parola, che è segno grafico dove ogni lettera si lega all’altra tramite connessioni invisibili, si fa scrittura dattilografica e si muta in linguaggio corporeo. La ricercata densità con cui i corpi danzano precisi e puntuali non sazia mai la visione, l’intreccio dei contatti e degli sguardi ridetermina continuamente il rapporto tra le tre danzatrici, le quali si esprimono con atteggiamenti che ci ricordano i giochi dell’infanzia e ci suggeriscono una piacevole dimensione intima e sensuale.”

Matilde Cortivo Teatroecritica Todi OFF

"Dal disegno coreografico congelato in preziosi stop, alla teatralità che esplode quando l’interprete si siede sul filo della ribalta. Dalla raffinatezza di un cimelio meccanico della grande industria italiana al pop del più sdolcinato e più caldo fra i refrain di Elvis. Scarti continui, agganci, coinvolgimenti a sorpresa o sulle tracce dell’empatia, nel gioco cross-over che mescola i linguaggi, e costringe lo spettatore a ingegnarsi nella ricerca di un senso, una coerenza, una apertura e una soddisfazione. Ciò che poi si porterà a casa.”

Roberto Canziani Quantescene

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